Convento di Santa Maria della Pieta'
IL CONVENTO DI SANTA MARIA DELLA PIETÀ
“U Cummento” così come si ricorda nella tradizione popolare, venne fondato nel 1510 da Padre Francesco Marini da Zumpano dell’ordine degli Agostiniani riformati,
nel territorio che all’epoca apparteneva a Soverato su invito di Goffredo Borgia principe di Squillace.
Ne rimangono i ruderi del convento più tardo, del XVI secolo, un corpo unico che si sviluppa su quattro lati con chiostro centrale porticato con alti pilastri e archi a tutto sesto realizzati con legname e pietra locale. L’intero complesso dovette assumere l’aspetto di una vera fortezza con torri angolari, un luogo fortificato a protezione dalle incursioni barbaresche, come testimoniano i documenti d’archivio che indicano anche
il campanile, oggi tronco, come un punto di estrema difesa. All’interno del convento era custodita la statua della Madonna della Pietà (1521) opera dello scultore siciliano Antonello Gagini. La statua,
realizzata in marmo bianco di Carrara, raffigura la Deposizione con la Vergine che regge il corpo morto del Cristo e nel basamento San Michele Arcangelo, San Tommaso d’Aquino che calpesta Averroè e
San Giovanni Battista.
Sul convento si ricordano tante storie autentiche e leggende popolari come quella riguardante la statua della Pietà contesa tra gli abitanti di Soverato e Petrizzi.
“Si racconta che la statua, contesa tra le due popolazioni, venne posta su un carro trainato da due buoi e senza conducente ed affidata alla volontà di Dio. Arrivati ad un bivio, gli animali, si indirizzarono verso il borgo di Soverato. La statua venne collocata nella Chiesa Matrice di Maria Santissima Addolorata dove tuttora è custodita”
Dal chiostro si raggiungono due piccole cappelle, mentre all’esterno, affiancata al monastero, è la chiesa maggiore, in stato di rudere dopo i danni subiti dal terremoto del 1783. La struttura, in stile gotico, è a croce latina con navata centrale e due cappelle laterali con volte a crociera.
“Il convento dovette avere un’importanza fondamentale nello sviluppo dell’abitato di Petrizzi e a tal proposito si deve menzionare la fiera della Pietà. Una grande fiera annuale che si svolgeva nella località nota come Bandiera, perché vi veniva posta la bandiera dell’Università. Ricordata tuttora da anziani e giovani, iniziava l’8 settembre e durava 8 giorni con lo scopo di rifornire la popolazione per l’intero anno.”
Le continue incursioni barbaresche, il terremoto che colpì la Calabria nel 1783, i saccheggi perpetrati dalle truppe napoleoniche nel 1806 e in ultimo la soppressione degli ordini religiosi dettata dalle leggi eversive emanate da Napoleone, segnarono il definitivo declino e abbandono del convento.
Acquistata dalla famiglia Corapi, l’intero complesso è stato finemente restaurato e l’area agricola circostante bonificata con la realizzazione di una struttura ricettiva privata per soggiorni e banchetti e
un’azienda agricola. Recentemente è stata dichiarata bene d’interesse storico ed artistico dal Ministero dei beni culturali.
Durante il X secolo le città calabre furono duramente colpite dalle incursioni barbaresche che, sempre più frequenti, spinsero le popolazioni che abitavano sulle coste o in città esposte agli attacchi a rifugiarsi
sulle colline. Probabilmente furono questi eventi che diedero vita all’abitato di Petrizzi, un borgo con castello fortezza cinto da mura all’interno delle quali dovevano essere le case.
“Quando le flotte turche approdarono sulle coste calabresi devastarono tutte le città sia sulla costa che nell’entroterra. Si racconta che nel 986 i turchi gettarono le ancore in quel tratto dello Ionio che va da Soverato a Gerace, e risalendo il fiume Beltrame attaccarono i borghi di Soverato e Petrizzi. I petrizzesi opposero tenace difesa gettando dalle feritoie dell’olio e dell’acqua bollente.”
Elisabetta Celia
archeologa