Montepaone - Cenni storici

MONTEPAONE – CENNI STORICI

Si incomincia ad avere notizie di Montepaone a partire dal XII secolo quando era annoverato tra i possedimenti di Santa Maria d’Arsaffia. Nel 1094, infatti, il conte Ruggero il Normanno cedette al monastero di Santo Stefano del Bosco tre villaggi: Arunco, l’odierno Montepaone, Montauro ed Olibano, l’odierna Gasperina.
Lo storico Giovanni Domenico Tassone ci porta notizia di un documento nel quale si parla dei beni attribuiti alla Certosa di Serra San Bruno e afferma che: “Quel casale, ossia la terra di Monte Pavone, un tempo Arunco, fu dato in successione e che in seguito gli abitanti si trasferirono in un luogo più elevato per difendersi dalle incursioni dei Turchi”. Altre testimonianze ci vengono dalle scritture del Giovanni Fiore che nel 1514 scrive: «Un uomo vecchio, qual vantava un’età d’anni cento fece una deposizione al Regio Fisco nella quale affermava che l’oggidì Monte Pavone fosse l’antico Adunco». Ed è probabile che l’antica Aurunco trasferitasi più a monte, abbia mutato il proprio nome in Montepavone, con riferimento, molto probabilmente, alla «bellezza della positura». Dal XII sec. in poi si parlerà di Montepaone e non più di Aurunco o Monte Pavone.
Questo assetto si protrasse fino al 1486 quando il generale di Calabria Federico D’Aragona assegnò il feudo di Montepaone ai coniugi Giacomo Carbone e Citarella Ritondo. Nel 1497 fu assegnata al principato di Squillace. Nel 1506 passò nelle mani di Galeotto Caraffa per essere infine alienato in favore della certosa di Serra san Bruno fino al 1806.
Nel 1594 Montepaone subì un’incursione da parte dei Saraceni di Sinan Bascià Cicala che, convertitosi all’Islam, sottopose a funeste scorrerie, secondo le testimonianze dell’epoca, molti paesi sulla costa ionica.
I violenti terremoti del 5 novembre 1659 e del 5 e 7 febbraio 1783 che portarono distruzione e morte in tutta la Calabria non risparmiarono neppure Montepaone che dopo entrambi i terremoti riportò gravi danni calcolati allora in 3000 ducati. Particolarmente violento fu, inoltre, il terremoto dell’8 marzo 1783, accompagnato da un terribile maremoto. Le cronache dell’epoca non registrano a Montepaone né vittime né danni.
Innumerevoli furono le personalità illustri che qui ebbero i natali, ma certamente la più rappresentativa è quella di Saverio Mattei, soprannominato il Beccaria calabrese, poeta arcadico, giurista, biblista, linguista musicologo, grande amico del Metastasio. I libri poetici della Bibbia e La chioma di Berenice sono le sue opere più rappresentative. Nacquero a Montepaone anche Gregorio Mattei, giacobino, figlio di Saverio e protagonista della Rivoluzione Partenopea insieme al cugino Luigi Rossi, poeta, morti a sacrificio della patria, Gregorio Di Siena, prete e letterato; Fra Serafino (Arcivescovo di Otranto), Francesco Antonio Spadea (Vescovo di Aquino e Pontecorvo), il già ricordato San Basilio Scamardì, Salvatorina Casadonte, eroica missionaria e Mario Squillace, prete, giornalista e scrittore. Le case natali di questi illustri personaggi sono ancora conservate nel centro storico laddove in Piazza Immacolata, adiacente al sagrato della chiesa matrice e alla casa di Saverio e Gregorio Mattei vi è il secolare olmo, l’albero della libertà, testimone orgoglioso degli anni della repubblica napoletana del 1799. Poco distante sorgono i palazzi Pirrò, Rossi, e la chiesetta dell’Addolorata edificata sul luogo in cui sorgeva la più antica chiesa intitolata probabilmente a San Francesco di Paola.

Da testi di: Giovanna Vecchio, Gianni Romano e Saverio Candelieri