Palermiti - cenni storici
Palermiti, cenni storici
È un piccolo centro collinare a ridosso di Squillace sul cui golfo dispiega lo sguardo fino a godere delle glauche acque dello Jonio, donde nel VII secolo a. C. arrivarono i primi greci che dettero inizio alla civiltà magnogreca.
Si estende su una superficie di 18 Km2, parte dalle amene colline sottostanti per lambire le fresche pendici delle Serre.
Circondato da ombrosi castagni e argentee cime di oliveti gode di un clima mite, favorevole alla vegetazione e benefico all’uomo. Sono questi gli aspetti che favorirono, intorno al 1300, il sorgere dei primi insediamenti sulla collina Malatimi. Da allora, lentamente, questo piccolo nucleo si è sviluppato sottostando ai diversi feudatari, che per tutta l’Epoca Moderna si avvicendarono sotto il dominio degli Aragonesi e degli Spagnoli. Si parla degli Striverio, dei Marincola, dei Borgia e dei Di Francia. Queste famiglie i cui possedimenti si estendevano in diversi territori regionali non misero mai piede nelle nostre terre e ne delegarono la gestione a dei signori di fiducia. A loro volta, costoro assegnavano, dietro versamento di tributi, appezzamenti di terre a piccoli proprietari e contadini che restavano così vincolati ai loro signori.
Per lungo tempo, oltre tre secoli, le popolazioni calabresi rimasero soggiogate e oppresse dalle angherie dei baroni, spesso subendo anche soprusi e violenze. Decenni non certamente felici per il Meridione, per la Calabria in particolare, perché alle calamità naturali come la peste e i terremoti si aggiungevano le continue guerre tra Spagnoli e Francesi per il predominio sul napoletano. I costi di queste guerre molto onerosi gravavano sulla popolazione costretta a pagare in vite umane ed esosi tributi il loro mantenimento.
I Viceré di entrambe le casate concentrarono soprattutto su Napoli i loro interessi così fece pure la nobiltà che abbandonava la provincia per godere dei privilegi della capitale e della corte. Tutto questo ha penalizzato lo sviluppo del Sud che non solo era così privato dell’autonomia, ma veniva precluso dai cambiamenti di cui l’Epoca Moderna, in Europa, era foriera nel campo delle arti e della scienza.
Da questo stato di fatto, nel Sud nacquero le prime forme di brigantaggio e di rivolta come quella che nel ‘600 vide a capo fra Tommaso Campanella contro il governo spagnolo.
Intanto, nel corso degli anni, quella che era stata la primitiva comunità di Palermiti, formata da alcune centinaia di persone, lentamente si sviluppava e tra il Cinque e il Seicento avviava delle discrete attività agricole e artigianali.
Sulla stessa scia degli Spagnoli, nel 1734, si mossero i Borboni che subentrarono con Re Carlo III sul trono di Napoli: non favorirono il funzionamento dell’amministrazione pubblica né la gestione della proprietà fondiaria, ed il Sud Italia, soprattutto nella periferia, a causa del latifondo e della mancata emancipazione delle terre a fatica riusciva ad emergere.
A metà Settecento, poi, il Principato di Squillace, di cui Palermiti era casale, passò ai De Gregorio di Messina, anch’essi intenti solo a curare i loro interessi economici e politici presso la corte di Napoli.
Il Settecento, l’epoca dei lumi, fu un’epoca abbastanza fiorente per l’economia e la cultura europea, ma non lo fu per la Calabria flagellata, tra l’altro, dal terribile terremoto del 1783. Questo distrusse diversi comuni della Regione cagionando anche a Palermiti danni ingenti e il crollo della Chiesa di San Giusto. Ciò nonostante, grazie al laborioso e costante lavoro di un ceto emergente, il paese, pur rimanendo ancorato ad una economia rurale, riusciva a riprendersi e nel 1793 raggiungeva 1.401 abitanti. Nasceva, così, un ceto, medio-piccolo, di artigiani, commercianti e proprietari che è andato sempre più crescendo fino a formare un ristretto nucleo di famiglie benestanti.
Sono gli anni in cui, con l’istituzione della Cassa Sacra del 1784, arrivarono i nuovi acquirenti delle terre demaniali e baronali, i cosiddetti “nuovi signori delle terra”. Questi si aggiunsero ai precedenti e nell’Ottocento formarono il nuovo ceto sociale, nerbo dell’economia locale. Si affermarono allora le famiglie borghesi dei: De Aloisis, Canistrà, Conforti, Jannini, Jannoni, Megali, De Notaris, Tavano, De Truglia, Turrà, Valentini.
Alcune di queste nei decenni successivi scomparvero dal paese, altre diedero vita ad una ristretta cerchia di professionisti i cui epigoni arrivarono a rappresentare Palermiti fino alla prima metà del Novecento.
Il breve periodo napoleonico con l’insediamento di Giuseppe Bonaparte a re di Napoli (1806-08), grazie ai provvedimenti legislativi sull’eversione della feudalità, portò una ventata di novità, ma fu di breve durata e con la Restaurazione e il ritorno dei precedenti sovrani, dopo la caduta di Napoleone, furono anche ripristinati vecchie modalità di gestione e antichi privilegi dei signori.
Intanto, con la riforma dell’ordinamento amministrativo, i Francesi nel 1807 designavano Palermiti come ‘Luogo’ del circondario di Gasperina, che poi col ritorno dei Borboni passava sotto la giurisdizione di Squillace. Era questo un segno dell’importanza che lentamente la comunità stava acquisendo.
Il contributo della Calabria al Risorgimento Italiano non è da sottovalutare e non solo per la presenza ed il passaggio di Garibaldi in Calabria, ma per l’attività clandestina di numerose Logge e Vendite carbonare operanti e promotrici di libertà in tutto il territorio regionale.
In merito al contributo dei Palermitesi ai moti e alle lotte per l’indipendenza lo storico Luigi Izzo riporta quanto segue:
“Ai moti del Risorgimento parteciparono: Francesco Aiello; don Pasquale Apa; Fortunato Bagnati; don Giuseppe Conforto; Giuseppe Gullà; Francesco Loiacono; Vincenzo Marullo; Rocco Sestito; Francesco Truglia; Francesco Valentini.”
Nel paese sussistono ancora le tracce di qualche antica e possidente famiglia come quella dei Megali, documentate dalle testimonianze di antichi palazzi e dei loro portali in granito, ma erano i tempi in cui la maggioranza della popolazione faceva fatica ad emergere e ad affermarsi.
Bisognava aspettare il secondo Novecento e la proclamazione della Repubblica, perché l’evoluzione e la crescita interessassero tutti gli strati sociali della popolazione.
Così, fino agli anni ’70, Palermiti godette dei benefici dello sviluppo economico dovuto alle riforme legislative orientate ad una maggiore partecipazione sociale ed al boom economico che interessò il paese nel dopoguerra. Oggi, purtroppo, come tanti altri comuni della Calabria, anche Palermiti risente dei colpi inferti dall’emigrazione, grazie alla quale inizialmente ha goduto delle rimesse di denaro, ma andò poi gradualmente perdendo il suo iniziale vigore a causa del lento e progressivo spopolamento.
Alfonso Molea - 20/01/2024