Una pagina di età romana
Già verso il 285 a.C., Roma era intervenuta nel conflitto che vedeva opposti gli Oschi, i Bruzi, i Sanniti e i Lucani alle città greche che avevano firmato alleanze con Reggio, Locri e Crotone.
282° a.C.: i romani attaccarono Taranto. I tarantini chiesero aiuto ai Bruzi e a Pirro, re dell’Epiro.
280 a.C.: Pirro sconfisse i romani e dopo questa vittoria parecchie città greche, i Sanniti e i Lucani, si allearono con Pirro.
282 a.C.: Taranto capitolava e, nello stesso tempo, i romani sottomettevano anche i Bruzi, i Lucani e i sanniti confiscando i loro territori che divennero proprietà del popolo romano. Ridotti in povertà, i Bruzi tentarono una disperata ribellione nella II guerra Punica, alleandosi con i cartaginesi ma, finita la guerra e distrutta Cartagine, la repressione di Roma fu durissima e i Bruzi furono ridotti in schiavitù. Le colonie greche, già in lotta tra di loro e sotto la pressione dei Bruzi, attraversavano già una profonda crisi economica e demografica, anche a causa della malaria lungo le coste. La fine della guerra annibalica portò definitivamente il territorio dei Bruzi nell’orbita del potere romano avviando la romanizzazione dei territori conquistati.
123 a.C.: fu fondata la colonia di Scolacium Minervium. L’attivazione delle vie costiere e di numerosi porti contribuì a caratterizzare la tipologia degli insediamenti rustici gravitanti nell’area delle colonie. Mercati per la vendita dei prodotti, artigiani, centri amministrativi, teatri templi, terme, fornivano un valido supporto.
Tra il 90 ed il 50 a.C. circa, si conclude la definitiva municipalizzazione dell’Italia con la quale si estende la cittadinanza romana a tutti gli italici.
Con l’avvento dell’impero di Augusto (27a.C.-14 d.C.) iniziò anche per l’ager bruttius, un periodo di pace e di grande sviluppo economico. Le istituzioni greche furono definitivamente soppresse e i centri urbani divennero municipalità romane.
Il declino demografico e lo spopolamento delle campagne che avevano messo in ginocchio la piccola proprietà contadina, concorsero all’affermazione dell’agricoltura schiavistica; sfruttando la naturale vocazione naturale del territorio bruzio, i ricchi cittadini romani (consoli, senatori ecc.) investirono i loro capitali nella produzione di vino e olio in prevalenza ma anche di salsa di pesce, frutta secca, cereali, frumento, lardo, pece bruzia e legname, destinati al grande mercato del mediterraneo. Le terre, che erano state confiscate o abbandonate dai loro proprietari durante la guerra annibalica, caddero nelle mani dei ricchi proprietari che potevano sfruttarli impiegando la manodopera degli schiavi.
Così, nel I sec. d.C., anche nel Bruttium cominciarono a nascere le grandi proprietà e l’economia era caratterizzata dal sistema schiavistico che ha prevalentemente presa nei luoghi precedentemente urbanizzati, dotati di infrastrutture come porti e strade.
La villa è un particolare tipo di edificio rurale al centro di grandi proprietà terriere, un’autentica azienda agricola autosufficiente con dei precisi requisiti: doveva essere costruita in un luogo salubre, nelle vicinanze di un corso d’acqua o di una sorgente, non essere lontana dal mare o da un fiume navigabile o da una strada; era infine preferibile che si trovasse vicino a una città e che fosse esposta ai venti benefici e al sole. Queste ville sono spesso caratterizzate dalla presenza di diversi nuclei edilizi, raccordati tra loro e orientati in maniera diversa; ognuno di questi nuclei sembra avere una destinazione d’uso specifica: rappresentanza, terme, pars dominica, pars rustica, la pars fructuaria.
La pars dominica (destinata al dominus e alla sua gens, che prevedeva tutti i comfort), la pars rustica (destinata agli schiavi, agli animali e agli strumenti da lavoro), la pars fructuaria (destinata alla lavorazione e conservazione dei prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento).
Al declino dell’economia cittadina fece quindi riscontro il potenziamento di quelle di campagna con un notevole incremento demografico nei nuovi molti centri nati intorno alle città.
Dal III-IV sec. d. C. cominciò ad avvertirsi la grave crisi che avviò la Calabria e gran parte dell’Italia verso la decadenza del basso Impero. La Calabria continuò, in età tardo-romana, a godere di un relativo benessere esportando merci in tutto il mediterraneo, resistendo anche alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente nel 476 d.C.; ciò fu dovuto, probabilmente, al suo stretto legame con l’Africa, che continuò a essere la regione più attiva grazie al latifondo. I Visigoti, la guerra Greco-gotica e l’occupazione Longobarda (soprattutto nelle regioni del nord), spinsero gli abitanti degli insediamenti rurali in prossimità del mare a trasferirsi in posizioni più difendibili verso la mezza costa.
Bibliografia:
Villae Romanae nell’Ager Bruttius, S. Accardo 19…
Il paesaggio agrario….. Sangineto