Caratteristiche dei Palmenti

I palmenti di Santa Caterina sono scavati nella pietra granitica locale.

Il palmento è un manufatto funzionale fin dall’antichità alla pigiatura dell’uva per la produzione del mosto. Già dalla fase romana, i palmenti furono utilizzati per una produzione vinicola su larga scala. La pigiatura avveniva a piedi nudi nella vasca superiore; da questa il mosto si riversava nella vasca inferiore attraverso un’apposita canaletta. 

Nel caso specifico di S. Caterina, abbiamo ipotizzato un’evoluzione nella tipologia dei palmenti:

1) I più rudimentali e forse più antichi, di dimensioni ridotte e forma irregolare (circolare o ovolidale), formati da un’unica vasca.

2) Una seconda tipologia costituita da manufatti di dimensioni maggiori e articolati in due vasche collegate da una canaletta; la vasca superiore è di forma irregolare. 

3) Quelli più evoluti, di dimensioni a volta notevoli, con vasche di forma squadrata che consentiva l’utilizzo di strumenti che semplificavano e ottimizzavano la spremitura.

Una caratteristica molto importante è la presenza di croci greche e/o latine incise in prossimità della canaletta; queste potrebbero essere in parte indicative per la datazione ma non si può escludere un riuso dei palmenti nel tempo e pertanto, le incisioni potrebbero essere successive. 

La maggior parte dei palmenti indagati è tuttora inserita in grandi uliveti o in terreni abbandonati e incolti, rare volte in un vigneto. In Calabria, e in particolare nell’area locrese, l’interesse per questi manufatti è scaturito dalla ricerca del prof. Orlando Sculli che ha pubblicato un libro , “I palmenti di Ferruzzano”, edito da Palazzo Spinelli. Il prof. Sculli ha catalogato centinaia di palmenti di diverse tipologie e con incisioni di croci bizantine (potenziate, poggianti su sfera, trilobate), latine ed armene.

L’università di Sassari, l’Università di Siena e la Sapienza di Roma si stanno interessando agli antichi palmenti  distribuiti tra Sardegna, Liguria, Marche, Toscana, Lazio, Campania, Basilicata e Calabria.

Sebbene difficile proporre una datazione certa, anche per le diverse fasi di sfruttamento di questi manufatti, gli studi in corso collocano alcuni palmenti in un quadro cronologico ben più remoto di quanto noi avessimo osato ipotizzare: a partire dall’età del Bronzo Medio (XV – XIV sec. a.C.), al più tardi dal II sec. a.C., e proseguendo poi attraverso il Medioevo fino a tempi recenti.

Bibliografia 

SCULLI O., I palmenti di Ferruzzano. Archeologia del vino e testimonianze di cultura materiale in un territorio della Calabria Meridionale, Firenze, 2002. 

CINZIA LOI – Università di Sassari, ANDREA CIACCI – Università di Siena. Archeologia Viva – rivista n.174

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