La villa romana di loc. Zagaglie

Nel I sec. d.C., anche nel Bruttium cominciarono a nascere le grandi proprietà e l’economia era caratterizzata dal sistema schiavistico che ha avuto prevalentemente presa nei luoghi precedentemente urbanizzati, dotati di infrastrutture come porti e strade.

La villa è un particolare tipo di edificio rurale al centro di grandi proprietà terriere, un’autentica azienda agricola autosufficiente con dei precisi requisiti: doveva essere costruita in un luogo salubre, nelle vicinanze di un corso d’acqua o di una sorgente, non essere lontana dal mare o da un fiume navigabile o da una strada; era infine preferibile che si trovasse vicino a una città e che fosse esposta ai venti benefici e al sole.

Queste ville sono spesso caratterizzate dalla presenza di diversi nuclei edilizi, raccordati tra loro e orientati in maniera diversa; ognuno di questi nuclei sembra avere una destinazione d’uso specifica: rappresentanza, terme, pars dominica, pars rustica, pars fructuaria. 

La pars dominica (destinata al dominus e alla sua gens, che prevedeva tutti i comfort), la pars rustica (destinata agli schiavi, agli animali e agli strumenti da lavoro), la pars fructuaria (destinata alla lavorazione e conservazione dei prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento). 

Al declino dell’economia cittadina fece quindi riscontro il potenziamento di quelle di campagna con un notevole incremento demografico nei nuovi molti centri nati intorno alle città.

Dal III-IV sec. d. C. cominciò ad avvertirsi la grave crisi che avviò la Calabria e gran parte dell’Italia verso la decadenza del basso Impero (Simona Accardo, Villae romanae nell’Ager Bruttius – Roma 2000).

Ubicata nel medio golfo di Squillace, tra l’antica Skylletion-Scolacium e l’antica Kaulon-Stilida, il sito di Zagaglie a Isca rappresenta la prima evidenza archeologica in un’area ancora poco conosciuta. Tale ricerca, getta nuova luce sulle attuali conoscenze dove una quasi totale assenza di dati è spiegabile soltanto da una carenza di ricerche sul territorio. 

Gli interventi di urbanizzazione, in loc. Zagaglie, hanno provocato  la perdita di strutture e manufatti relativi anche a edifici termali, riconoscibili grazie alla peculiarità dei materiali consegnati da privati; si tratta di laterizi, suspensurae termali, tubuli, dolia, anfore, lucerne, ecc.  Tutto ciò ha reso necessarie e urgenti le indagini archeologiche nelle zone limitrofe ancora non urbanizzate.

Il Gruppo Archeologico “P.ORSI” di Soverato, ha organizzato cinque campagne di scavo dal 2006 al 2010, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologica della Calabria ed auspice il Comune di Isca sullo Ionio, con lo scopo di indagare le strutture rimaste.

La nascita della struttura si colloca in età Augustea quando, anche per l’ager bruttius, inizia un periodo di pace e di grande sviluppo economico e le villae romane, sfruttando la presenza di una precedente urbanizzazione, basarono la loro economia sulla produzione di vino, grano e olio.

Gli ambienti venuti finora alla luce sono pertinenti alla “pars fructuaria” di una villa produttiva con diverse fasi di frequentazione che vanno dal I sec. a.C. al VI sec. d.C. 

Nell’ambiente centrale due tracce circolari in malta di ca 120 cm di diametro, sono state interpretate come incassi di un torcularium in legno.

Nonostante l’apparente povertà del riuso degli ambienti, le indagini archeologiche hanno restituito una discreta quantità di ceramica proveniente da varie zone del Mediterraneo, di metallo e di monete tra cui un anello-sigillo con raffigurazione di nave di età Traianea (98-117 d.C.), una moneta traianea proveniente da Abydus (Troade), un Dupondio Augusteo (18 a.C.), un Antoniniano di Claudio II il Gotico (III sec. d.C.), un AE 4 di Costantino I (IV sec. d.C.),.

Nel corso dell’ultima campagna di scavi, svoltasi nell’agosto 2010, sono poi emersi reperti e materiali databili nel periodo compreso tra il I secolo a.C. e il VI/VII d.C., tra cui ceramica sigillata italica e invetriata romana, che si aggiungono ai frammenti di ceramica di uso comune, di anfore, di laterizi e vetro, alle altre testimonianze numismatiche finora rinvenute, con la particolarità del ritrovamento di una statuetta in bronzo (risalente al  I-II secolo d.C.), raffigurante la dea Minerva, oggi conservata nel museo di Monasterace.

Le ipotesi che possiamo al momento proporre vedono questo sito in un contesto ben più vasto.

La sua ubicazione e i riscontri con altre villae produttive come quella di località Rollo in Montepaone (CZ), il “Naniglio” di Gioiosa e la villa di Casignana, la mettono in connessione, forse anche con una statio, alla viabilità romana che collegava Tarentum a Rhegium ed agli insediamenti produttivi che sopravvissero anche dopo la caduta dell’impero romano.

A rimarcare la rilevanza del sito di Zagaglie si sottolinea che la villa romana emersa tra gli uliveti è l’unica indagata tra le poche conosciute nello spazio geografico tra Kaulon e Scolacium, realtà archeologiche dal respiro consolidato. 

Lo stesso recente inserimento del sito nel Piano integrato per il completamento dei beni culturali in Calabria testimonia il significato strategico dell’area di Zagaglie nell’ambito del patrimonio archeologico regionale.