L'area archeologica di San Nicola

 

L’area archeologica «Poliporto» (in località San Nicola)   

 Dal libro “Soverato tra mare e terra”, archeologia e paesaggi (a cura di A. Maida, M. A. Pisano, R. Riverso)

 

Questo sito rappresenta, a nostro avviso, il cuore di Soverato: esso conserva ancora l’antico toponimo «Poliporto» e i resti dell’insediamento produttivo legato all’abitato ormai cancellato.

In realtà si dovrebbe forse parlare di «insediamenti», poiché in questo luogo si fondono e si sovrappongono secoli di vita e di fatica. L’innalzamento del livello del mare ha fatto sì che la prima fascia costiera fosse sommersa dall’acqua ingoiando pian piano tutto ciò che era parte di essa. Ma la tradizione locale ha mantenuto il legame con la «cava di Poliporto» della quale, tuttavia, era conosciuta solo una piccola porzione.

Oltre alle macine il fondale nasconde molto altro; manufatti di varie tipologie, blocchi squadrati, numerosi chiodi in bronzo appartenuti forse a imbarcazioni, ancore litiche (o pietre forate), elementi pertinenti ad altre tipologie di ancore, e inoltre vasche, cavità e buche di palo, verosimilmente resti di insediamenti capannicoli.

Tuttavia, sulle numerose fasi di vita e dei tanti utilizzi nel tempo, non disponiamo ancora di risposte e datazioni certe.

Dalle ultime ricerche si può dedurre la notevole estensione della cava che comprende la spiaggia e una prima fascia di fondale, dallo scoglio detto «scarpina» a sud, nelle adiacenze dell’hotel San Domenico, a oltre metà del campeggio «Glauco beach» a nord; da questo punto essa s’inoltra sotto il terrapieno dello stesso nascondendo il suo limite estremo verso il fiume Beltrame.

Le macine e le cavità perdurate dopo il distacco si possono osservare dopo le mareggiate evidenziando l’antica attività estrattiva fin sotto gli attuali stabilimenti balneari.

 

Le scoperte del 2017

Anche le ultimissime scoperte, seppure apparentemente isolate e ancora non studiate, aprononuove prospettive su possibili resti di carichi antichi nascosti nel nostro mare. Il primo è un monolite lastriforme in marmo bianco (m 2,21 x 1,05 x 0,25) semi-sbozzato rinvenuto dalla scrivente nei pressi della “Scarpina”.

Secondo il consulente archeologo subacqueo per la Soprintendenza ABAP-CS, dott. Salvatore Medaglia, manufatti con queste caratteristiche solitamente si possono osservare nei carichi dei relitti lapidari romani o nei punti di raccolta e redistribuzione dei marmi che erano oggetto di commercio in antico.

In attesa di ulteriori ricerche e di specifiche analisi petrografiche, la definizione del contesto a cui spetta il manufatto resta incerta, anche se del tutto preliminarmente non si può escludere un collegamento con i resti della villa marittima ipotizzata in zona e/o con le strutture portuali individuate nel 1926 (vedi capitolo A. Ruga pag.28).Altrettanto interessanti sono le ancore in ferro rinvenute nel fondale di Soverato dal subacqueo Paolo Palladino a conferma che la navigazione ha interessato il nostro mare anche in età moderna.

L’ultima scoperta in ordine di tempo, effettuata sempre da Paolo Palladino (presidente Associazione Italiana Sicurezza Ambientale Sez. Satriano M.na CZ), riguarda un’anfora globulare che, in attesa di essere studiata, è preliminarmente da attribuire ad età bizantina/altomedioevale.

 

MA DOVE SI TROVAVA L’ANTICO PORTO DI SOVERATO?

(desunto dal libro“Soverato tra mare e terra”, archeologia e paesaggi a cura di A. Maida, M. A. Pisano, R. Riverso)

 Sappiamo dal carteggio rinvenuto nell’archivio storico della Soprintendenza archeologica di Reggio C. che le mareggiate del 1926 e del 1929 misero in luce i resti dell’antico porto di Soverato.

Analizzando, tuttavia, tutte le relazioni pertinenti al carteggio storico non si rinvengono purtroppo planimetrie d’insieme che contestualizzano le descrizioni e gli schizzi dei rinvenimenti archeologici degli anni 1926 e 1929. Abbiamo pertanto tentato di colmare tali lacune con l’ausilio di alcuni riferimenti topografici desumibili dalle fonti archivistiche, bibliografiche  e con il supporto di foto storiche.

 

I riferimenti bibliografici sono pochi: di Soverato o di Santa Maria di Paleporto si legge negli scritti del Galanti, in Storia delle Due Sicilie, in “Il Mese di Maggio nella Marina di Davoli” di Saverio Tucci, sul Giornale d’Italia del giugno 1926 e, in tempi relativamente recenti, scrissero di Soverato il nostro concittadino Domenico Caminiti e il Salesiano Don Gnolfo.

In tempi antichi la «Terra di Soverato» era il borgo antico ubicato sull’ansa del fiume Beltrame mentre la Marina era l’abitato di Santa Maria di Paliporto che si sviluppava attorno all’omonima chiesetta, a sua volta ubicata sul perimetro di uno spazio affacciato sul mare.

L’analisi dei dati raccolti ha costituito la base per una rielaborazione grafica che ci ha permesso di collocare lo schizzo, concernente i risultati dei saggi archeologici, sullo scatto aereo del 1938 e sulla cartografia oggi in uso.

In base ai nostri studi, ci sembra inconfutabile la localizzazione dei resti portuali sebbene, in mancanza di rilievi topografici, sia impossibile farlo con esattezza.

 

L’antico porto di Soverato si trova oggi sotto la via Marina, in parte sovrastato dai giardini pubblici.

 

 Soverato cava foto A.Sanso 5.png Soverato cava foto A.Sanso 4.png Soverato cava foto A.Sanso 1.jpg